lunedì 18 aprile 2016

Pier Ernesto

... prima che Ulisse riuscisse ad arrivare a casa, finì su un isola deserta. Dopo 2 ore si trovò davanti un’aragosta alta 24 metri, i suoi poteri erano potentissimi, poteva sputare fuoco dagli occhi
fatto di fiamme blu che assomigliavano a quelle ossidriche e veleno dalla bocca che sembrava catarro giallo appiccicoso e caldissimo, in grado di corrodere e mangiare la carne umana, il suo nome era Pier Ernesto, detto lo Scatarrone. Il suo punto debole era la chela destra perché prima di essere trasformato in mostro una cuoca aveva cercato di cucinarlo e prima che riuscisse a scappare gli aveva intinto la chela in una pentola di acqua bollente. Il mostro era nascosto nella sua tana, tra gli scogli del mare e aspettava affamato qualche umano da attaccare, Ulisse non riuscì a scappare dalle sue trappole e cadde tra le sue grinfie. L’eroe cercò di non perdere la calma ma fu subito colpito da uno sputo di catarro che gli colpì la gamba e iniziò a corrodergliela fino a staccargli la pelle fino all’osso, Ulisse contraccambiò con l’attaccargli un occhio, fino a farglielo saltare fuori dalle orbite, quando cadde in acqua sembrò un geyser, talmente era incandescente. Lo Scatarrone spedì fiamme di lamento dall’altro occhio che bruciarono le sopracciglia di Ulisse. Quest’ultimo scoprì il punto debole del mostro e con mossa assai audace gli tranciò la chela destra facendolo cadere in mare morto.

Filippo Fariselli

Perchido

Mostro: Perchido. Lungo 4 metri, aveva il corpo da  serpente color verde scuro, la testa da leone, due zanne da cinghiale, 3 occhi grandi e gialli e una dentatura da squalo bianco. Il suo potere era quello di sentire i minimi suoni. 

Storia: Ulisse si trovò davanti a Perchido in una grande grotta, Ulisse provò a scagliare la sua spada sul mostro, ma Perchido lo schivò e riuscì a ferirlo su un  braccio. Per lungo tempo cercarono di colpirsi ma senza successo, quando Ulisse affondò la sua lama in un occhio di Perchido. Perchido riuscì a sentire Ulisse che si era nascosto dietro una roccia, e gli morse una gamba. Ulisse, ormai sfinito, spiccò un salto e conficcò la sua spada nella testa di Perchido… era morto!

Lorenzo Erpetti

Arturo

Il mostro che sto per descrivere si chiama Arturo. Lui  e’ un cane randagio e  vive sotto un ponte. I suoi super poteri sono quelli di correre velocemente e di volare come un uccello. Un giorno sfortunatamente gli successe un guaio, fu investito da un lupo della giungla e perse una zampa. I suoi super poteri non finiscono qua perche’ lui ne ha migliaia di miliardi. Arturo e’ un mostro molto intelligente che ha gia’ sconfitto persone come Maicol, re del popolo, ed Ermenegildo,  un ottimo imperatore. Un giorno pero’ si dovette sfidare con Ulisse, molto ricco e ben voluto da tutti. La lotta si sviluppo’ in modo anomalo. Arturo fu chiamato da un amico traditore di Ulisse il quale conosceva tutti i segreti. Inoltre gli disse che Ulisse stava venendo da lui, pronto per combattere. Allora Arturo fece preparare tutto l’esercito, che comprendeva 440 animali, mentre quello di Ulisse aveva 300 persone armate fino ai denti. I due si sfidarono in un tunnel . I 440 animali morirono subito assieme alle persone e cosi ‘ rimasero’ soltanto loro due. Arturo nonostante fosse rimasto senza una zampa era sempre molto veloce nel correre e nel saltare tanto che Ulisse non riusciva a stargli dietro. Ulisse facendosi inseguire lo porto’ in un campo pieno di buche. Durante lo scontro finale Arturo cadde all’ indietro dentro una buca. Questa fu la vittoria di Ulisse...

Ettore Digeronimo

I mostri del triangolo....il triangolo dei mostri

Ulisse e i suoi compagni stavano navigando in un mare grande, sconosciuto, quando un’imprevista, misteriosa tempesta li mise fuori rotta; passò più di un mese prima che approdassero  all’interno del triangolo delle Bermuda; l’isola si chiamava Nosemi, casa dei mostri, ma loro non potevano saperlo: il più terribile era Incantre, sempre  seguito e protetto da suoi aiutanti Tirito e Lechi.
Ulisse avanzava coraggiosamente e  suoi compagni, timorosi, gli stavano dietro e lo supplicavano di tornare a casa, ma Ulisse voleva esplorare l’isola e scoprire da chi fosse abitata; non si resero conto che occhi immensi li stavano osservando: quegli occhi appartenevano a Tirinto, il mostro controllore che mangiava mostri o persone che si avvicinavano troppo alla grotta di Incantre, padrone e capo dell’isola, che si nutriva di  carne umana. Dopo poco tempo due compagni di Ulisse scomparvero tra i alberi; fu proprio Odisseo ad accorgersene e ordinò ai suoi compagni rimasti di fermarsi, disporsi in cerchio e estrarre la spada per difendersi. Aspettarono, aspettarono. Non successe nulla, allora Ulisse ordinò ai suoi di avanzare di nuovo con prudenza; poco dopo incontrarono una grotta, si avvicinarono, ma furono sorpresi da Tirinto e Lechi. Tirinto assomigliava a una scimmia, alto almeno tre metri, con due code, due occhi immensi, lunghe e robuste zampe per saltare sugli alberi; Lechi, alto almeno sei metri, assomigliava a un’aquila, con  quattro ali e un lungo becco da cui sputava fuoco; dietro di loro apparve Incantre, una maga alta almeno otto metri che aveva il potere di ipnotizzare chiunque; cercò di ipnotizzare Ulisse e i suoi, ma il re di Itaca se ne accorse e con i suoi compagni si buttò per terra, così Tirinto e Lechi furono ipnotizzati al loro posto. Incantre dovette inseguire da solo i nuovi arrivati. Ulisse, per sfuggire a questo terribile mostro, si nascose tra gli alberi, tese con i suoi una liana, per fermare il mostro nella corsa, lo fece inciampare e cadere a terra e così con i suoi poté tornare sulla nave e riprendere il largo, ma Incatre riuscì  colpire l’albero maestro.
Così la navigazione per Ulisse e i suoi fu più complicata e molto lungo il viaggio per tornar a casa, ma erano salvi.

Matteo Macrì

Tarsicus

Ulisse, dopo l’incontro con i Lestrigoni, si dirige verso le Bocche di Bonifacio, tra la Sardegna e la Corsica, dove si narra che chiunque provasse ad attraversare quel tratto di mare non sarebbe più tornato a causa di venti burrascosi che rendevano il mare tempestoso, nessuno fino ad allora era mai sopravvissuto.
Ulisse nasconde ai suoi compagni il pericolo imminente, ma decide di proseguire confidando nell’aiuto degli dei.
Per giorni costeggiano le coste della Sardegna che appare triste e fredda.
Finalmente arrivano presso le famigerate Bocche quando la terra comincia a tremare e dalle profondità del mare si alza il mitologico mostro di Bonifacio: Tarsicus.
Tarsicus è un mostro marino con un enorme testa costellata da dodici bocche con cui il mostro soffia sulle acque sollevando onde nere e violente, le braccia sono molteplici tentacoli, le gambe sono come enormi pinne di cetaceo, la pelle è ricoperta di squame impenetrabili, gli occhi sono infuocati e i capelli sono durissimi e taglienti coralli.
Ulisse e i suoi compagni sono presi dal panico, cercano invano di tornare indietro ma ormai è troppo tardi: un’onda gigantesca provocata da Tarsicus li travolge in pieno portandoli al largo. Da qui poi, trascinati dalla corrente, si ritroveranno sull’isola di Eèa dove incontreranno la maga Circe.

Pietro Gambazza

Mostri

Superata la Sardegna le due navi al seguito di Ulisse giunsero nello stretto di Bonifacio. Ulisse decise di superarlo per raggiungere la costa italiana ma, giunti verso la fine dello stretto, una corrente marina portò le due navi in una piccola baia disseminata di piccoli scogli. Sulla costa Ulisse notò una grotta e decise di esplorarla con i suoi  uomini. 
Arrivati nell’antro videro per terra delle ossa di capra e inoltrandosi ancora più in profondità videro appesi sulle pareti della caverna delle pelli di mucche.
Ulisse convinse i compagni a restare nella grotta per aspettare il suo abitante.
Verso sera una figura si affacciò all’ingresso della caverna e sentendo un odore di carne umana decise di entrare.
Lo spettacolo che videro Ulisse e i suoi compagni fu raccapricciante: il mostro aveva al posto delle braccia due enormi ali, il corpo, benché di forma umana, era ricoperto da squame color acquamarina, i piedi avevano delle dita lunghe e attaccate fra di loro mediante delle membrane adatte al nuoto e, infine, il mostro aveva un lungo collo che terminava con una testa di serpente.
Ulisse comprese l’enorme pericolo che avevano di fronte e quindi urlò ai suoi compagni di scappare.
Però mentre passavano ai lati del mostro, questi, con le ali e con la bocca, afferrò alcuni uomini e li ingoiò ancora vivi.
Inorriditi da quel tremendo spettacolo quattro compagni di Ulisse rimasero indietro e vennero mangiati dalla belva.
Tornati sulla spiaggia i superstiti urlarono ai loro compagni di far salpare le due navi.
Ulisse decise di far passare le navi non vicino alla costa ma in mare aperto, dopo dieci minuti di tranquilla navigazione, un marinaio disse a Ulisse che aveva visto passare sotto la barca un grossissimo squalo.
Neanche due secondi dopo la seconda nave venne squarciata in due da un enorme mostro: i guai non erano ancora finiti. Ulisse diede l’ordine di spiegare tutte le vele per andare più veloce ma ormai era troppo tardi. Infatti il mostro con un poderoso colpo di coda distrusse la poppa della nave facendola così affondare.
Da
questo naufragio soltanto Ulisse riuscì a salvarsi aggrappandosi a una sporgenza rocciosa e andando a cercare aiuto nell’entroterra.
Michele Riboldi IC

Il serpente marino

Ulisse dopo aver affrontato Scilla e Cariddi, riprese il mare con i suoi compagni, in direzione dell’isola del Sole. Pero’ durante il tragitto, doveva riuscire a sfuggire al famigerato serpente marino che bloccava le vie di comunicazione intorno alla Trinacria.
Ulisse era stato avvisato dalla maga Circe, e la notte prima aveva escogitato un piano ingegnoso. Aveva preparato piu’ reti e aveva raccolto molte spugne, con cui riempi’ le reti e le mise in spiaggia. Quando il mostro ando’ sulla spiaggia in cerca di prede e per respirare, vide queste reti piene di spugne colorate e decorate con frutti e fiori, le ingoio’ in un solo boccone riempiendosi la pancia. Dieci minuti dopo gli venne sete e inizio a bere. Fu allora che le spugne nella pancia iniziarono a gonfiarsi fino a quando il grosso serpente marino
...SCOPPIO’!
Scampato anche questo pericolo Ulisse e i suoi compagni ripresero la rotta verso ITACA.

Andrea Rapaccioli

Khryapa

Il mio mostro si chiama Khryapa ed abita in Russia, a Nizni Novgorod, sulla sponda destra del Volga, il fiume più  lungo della Russia. E’ il pericolo pubblico numero uno per i naviganti russi, perchè anche se ci stai lontano, dal naso secerne una sostanza particolare, il glutammato di sodio, che attira i naviganti. Poi, quando li ha avvicinati, li stritola e mangia con i suoi 325 denti.
Khryapa ha dodici braccia, ventiquattro mani, trentasei gambe e quarantotto piedi. E’ alto 46 metri e pesa 666 chili. E’ nato dall’incrocio tra una sirena e uno stegosauro, 196 milioni di anni fa. Un milione di anni dopo, diventato un ragazzino, un suo amico, un Mahmutoglu, un essere mostruoso e mitologico, prese un navigante e glielo fece assaggiare. Disse che era squisito. Il suo amico gli disse che lo aveva trovato su una sponda del Volga, così quella stessa notte si mise sulla sponda destra del Volga per vedere se ne trovava altri. Ma si incastrò in uno scheletro umano e, grosso com’era, non riusciva più a muoversi. Proprio in quel momento avvistò un umano vicinissimo a lui. Lo attirò con quella sostanza e lo mangiò. Da allora, non ha più smesso ed ha mangiato ben quattrocento milioni di naviganti.  
Finchè, un giorno, sentì parlare di Ulisse, un navigante greco rimasto lontano da casa vent'anni per volere del dio Poseidone, e a quel punto pensò:’’Ulisse, me ne avevano già parlato i miei amici, Scilla e Cariddi, perchè era passato dalle loro parti, e Scilla aveva mangiato sei suoi compagni.’’Ma in quel momento sentì dire che avrebbe percorso tutto il fiume Volga, e si sarebbe fermato, indovinate un po’, a Nizni Novgorod. Sarebbe partito proprio il giorno dopo, insieme ai cento uomini più coraggiosi di tutta la Grecia. Quando il giorno dopo arrivarono, Khryapa era lì ad attirarli. Li attirò tutti, ma Ulisse li richiamò sulla nave, con la scusa che c’era Atena che li chiamava per  vedere chi fosse il più forte.
Una volta accortosi che era un inganno, ritornarono da Khryapa, mentre Ulisse pensava a come riuscire a scappare da lì. Prese un po’ di quella sostanza emanata dal mostro e la esaminò, concludendo che era glutammato di sodio. Quindi, intelligente com’era, arrivò alla conclusione che se li attirava con quella sostanza, voleva dire che se ne aveva un po’ anche lui venivano da lui. Fortunatamente, un secondo prima che il mostro stritolasse l’intero equipaggio, Ulisse ne trovò un po’ e la gettò sulla nave. I suoi compagni tornarono da lui e, velocissimo, spinse in acqua la nave proprio nell’
esatto momento in cui, dopo 196 milioni di anni, il mostro si era finalmente liberato.
Si misero a remare velocissimi e, dopo venti minuti di sforzo massimo, finalmente riuscirono a fuggire. 

Mattia Cimelli 

Un nuovo mostro

Ulisse navigando tra i mari della Sicilia si trovò davanti a una piccola casetta nella quale abitava una gentile signora. Ulisse allora le chiese se poteva passare la notte da lei; ella rispose di sì. 
Ma durante la notte Ulisse sentì delle grida e quindi si svegliò. Le urla provenivano da una grotta vicina. Ulisse si avvicinò e vide un mostro alto circa 3 metri con 4 occhi, 4 braccia, 2 gambe, una bocca, senza naso, una coda da serpente, una testa da coccodrillo e il corpo da uomo che stava mangiando i suoi compagni. Subito dopo questa stranissima creatura si voltò sentendo dei rumori: vedendo Ulisse che la spiava emise uno stridio acutissimo che fece cadere in terra il nostro eroe. La creatura poi gli scagliò un masso contro, ma lui con un balzo riuscì a schivarlo e a lanciare un coltellino che gli penetrò il petto. Con un balzo da felino conficcò la spada nella fronte del mostro, che subito dopo si ritrasformò nella gentile signora del giorno prima.
Infine Ulisse (unico sopravvissuto) si gettò in mare diventando naufrago.

Filippo Carboni

lunedì 11 aprile 2016

I love shopping con mia sorella

Autore: Sophie Kinsella
Casa editrice:mondadori
Anno di pubblicazione:2004

Questo libro fa parte di una collana chiamata "I love shopping". La scrittrice ha scritto tanti altri libri altrettanto belli, interessanti e che catturano l'attenzione di chi li legge.
"I love shopping con mia sorella" parla di un ragazza chiamata Rebecca che, tornata dalla luna di miele, scopre di avere una sorella chiamata Jessica. Rebecca pensa che sua sorella sia come lei e così al primo incontro la porta a fare shopping. Rebecca si compra di tutto mentre sua sorella non compra niente e le rivela che, in realtà, odia fare shopping. Rebecca poi litigò con sua sorella perché erano molto diverse e iniziarono a insultarsi a vicenda a causa delle loro differenti abitudini. In seguito Rebecca litigò anche con il marito (Luke) che avrebbe voluto che lei fosse come sua sorella. Di conseguenza Rebecca partì con il treno per rappacificarsi con Jessica che però la ignorò e le disse che in realtà non era sicura che fossero sorelle perché non aveva fatto l’esame del DNA.
Un giorno Rebecca entrò a casa di Jessica, quando lei non c’era e lì scoprì una cosa alquanto significativa: lei e sua sorella erano ossessionate entrambe da cose diverse ma, tutte e due, pur di averle, facevano di tutto. Da ciò si rese conto che dovevano essere per forza sorelle. Così si fece portare alla montagna che Jessica era andata a scalare per comunicarle la sua intuizione. Dato che Rebecca aveva i tacchi e iniziò a piovere, scivolò dalla montagna e Jessica la trovò e la soccorse. Appena si svegliò, Rebecca le disse ciò che avevano scoperto e la sorella le credette. Da quel momento Rebecca fece pace con tutti: Jessica, suo marito e una sua vecchia amica. Iniziò a prendere consigli da sua sorella e lei altrettanto. Da allora andò d’accordo con tutti.
Il personaggio che mi è piaciuto di più è Rebecca perché si è capito che è una persona che non si arrende mai, anche nei casi più critici e anche perché è una ragazza che lotta per affermare ciò in cui crede. La parte che invece ho preferito è il momento in cui la protagonista fa pace con sua sorella e la sua migliore amica. Tutti i libri di questa autrice mi appassionano e li leggo volentieri, perché sono molto semplici da leggere e si capiscono facilmente.

Benedetta Reale

Il Pellicano

Questa è una recensione del giornalino scolastico della mia scuola, il suo nome è "Il Pellicano"e con questo numero è arrivato a XXI anni di età. La pubblicazione è realizzata in collaborazione tra studenti ed insegnanti, contiene molti articoli interessanti, tra i quali voglio segnalarvi:

~"ADOLESCENZA: ISTRUZIONI PER L'USO" un sondaggio dei ragazzi di 3^C sull'adolescenza, al quale ha partecipato tutta la scuola. Questo è uno dei miei articoli preferiti proprio perché ci dà dei consigli per come affrontare questa età.
~"PER ME LEGGERE È..."questo articolo è stato realizzato da me e dai miei compagni di classe, come si capirà dal titolo parla di quello che proviamo leggendo. Infatti troviamo persone che amano leggere e chi meno, chi preferisce i libri di avventura e chi i gialli ma d'altronde siamo tutti diversi.
~"TUTTI A CARDIFF" Questo articolo mi piace molto anche perché io adoro la Gran Bretagna. Cardiff è la capitale del Galles, in questa città si trovano molte ed importanti edifici di valore architettonico.
~"Fifa 16" questo articolo parla di un videogioco di calcio che è stato pubblicato il 22 Settembre 2016 in Italia. Al giorno d oggi praticamente tutti i ragazzini che come me adorano il calcio e i videogiochi possiedono questo gioco che è bellissimo.

Andrea Rapaccioli 1^C

Zanna Bianca

Titolo: Zanna Bianca
Autore: Jack London
Casa editrice: Capolavori per ragazzi

Zanna bianca è un lupo cucciolo che cresce affrontando avventure sempre più pericolose.
In Alaska ogni giorno si fa più cupo e freddo, i sentieri diventano ghiacciati e ogni giorno  continuano a sparire sempre più cani.
Due ragazzi, Bill ed Henry partono in viaggio con i loro ultimi cani rimasti, dormono ogni notte sperando che il mattino dopo ci siano ancora i loro cani, fino a che scoprono che una lupa li mangia.
I giorni continuano così finché Bill ed Henry, non avendo più cani, prendono una decisione: Bill scappa ed Henry viene sbranato dalla lupa e il suo branco.
La lupa, il suo compagno e il branco vanno in viaggio alla ricerca di cibo, la lupa e il compagno abbandonano il branco, trovano una caverna e lì la lupa partorisce tre cuccioli, tra cui Zanna Bianca.
Ogni giorno il cucciolo è sempre più curioso finché un giorno esce e vive un'avventura, da lì comincia l'esperienza della caccia.
I giorni passano così serenamente, tranne una volta che si imbattè in un altro animale e quasi moriva, sua madre venne a salvarlo e incontrarono due animali bipedi, loro diedero il nome al cucciolo, che fu appunto Zanna Bianca, preso dalle sue zanne color neve.
Zanna Bianca li chiamò Dei i suoi padroni e andò a vivere al villaggio…  
All'inizio non mi piaceva così tanto il libro, però poi mi sono immedesimata nel personaggio di Zanna Bianca e ho amato tutta la storia.
Ho odiato anche un personaggio che si chiamava Bellezza Smith, perchè maltrattava Zanna Bianca.
Amo i libri con gli animali!!!

Anamaria Deliasanova

venerdì 8 aprile 2016

Il primo giorno di scuola non si scorda mai

TITOLO: “Il primo giorno di scuola non si scorda mai” AUTORE: R.L.Stine CASA EDITRICE: Mondatori ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2014 Questo libro appartiene alla collana “Piccoli Brividi” creata nel 1992 dallo scrittore R.L.Stine, i libri del terrore che hanno avuto successo in tutto il mondo.

LA VICENDA: il protagonista di questa “terrificante” storia è Artie, un ragazzo che ha appena cambiato scuola e si sta preparando per il primo giorno.
Appena suonata la sveglia, Artie cade dal letto, si rialza e si mette la maglietta che aveva deciso di indossare già molte settimane prima.
Poi va a fare colazione insieme a suo fratello  Eddy, che gli rovescia accidentalmente lo sciroppo d’acero sulla testa rendendogli i capelli tutti appiccicosi, ma Artie, essendo in ritardo, indossa un cappello da baseball e accompagna il fratellino a scuola.
Durante il tragitto, però, un grosso camion passa su una pozzanghera bagnando i pantaloni di Artie.
Lui non si scoraggia, lascia il fratello all’asilo e si dirige verso la scuola.
Lì incontra il preside  che viene azzannato da Visibilio, il cane del ragazzo, che lo aveva inseguito.
Finora la giornata è proprio un disastro per Artie, ed anche entrando a scuola la situazione non cambia: colpisce con una pallina da baseball, in piena fronte, il ragazzo più popolare della scuola, Brick; sbaglia classe e rovescia un raro scorpione giù dalla finestra.
La professoressa, stanca di tutti queste disavventure, manda Artie in biblioteca per prendere dei libri.
La libreria si trova nel seminterrato dove Artie, sbirciando nelle porte, trova morti su barelle e lapidi antiche scoprendo dal bibliotecario Blister che la scuola si trova su un cimitero e ogni anno vi è un giorno dove i morti risuscitano per vendicarsi.
Dopo essere stato stranamente misurato da Blister, il ragazzo prende i libri e torna in classe.
È ora di pranzo e suona la campanella, tutti si dirigono verso la sala mensa dove Artie rovescia il pranzo e vi scivola sopra.
Dopo pranzo Brick lo insegue per i corridoi per dargli una lezione, lui scappa ma si ferma improvvisamente prima delle scale facendo inciampare Brick e rompendogli una gamba.
Il preside allora lo convoca nel suo ufficio annunciandogli che aveva ordinato agli amici di Brick di picchiarlo.
Artie esce dall’ufficio del preside terrorizzato, dopo le lezioni del pomeriggio esce dalla classe e trova un amico di Brick insieme a tutta la squadra di football che lo aspettano.
Artie comincia a correre e si nasconde in una stanza nel seminterrato, accende la luce e trova decine e decine di corpi umani ricoperti di garze, ne tocca uno e questo risponde dicendo: “Ciao, io sono Artie!”. Non ci poteva credere.
Ad un certo punto una forte luce lo abbaglia e magicamente si ritrova nel suo letto, chiede che giorno sia alla mamma e lei gli risponde che è il primo giorno di scuola.
Artie pensa che sia stato tutto un sogno ma riaccade tutto quello che pensa di aver sognato, ricominciando  la stessa giornata per ben tre volte.
Alla quarta volta Artie si ritrova ancora a scappare dall’amico di Brick ma improvvisamente si trova davanti un’orda di zombie e di suoi cloni. Artie è circondato disperato, alza le mani e si arrende…Volete sapere come va
a finire? A questo punto vi consiglio di leggere il libro!

COMMENTO:  a me questo libro è piaciuto molto tranne il finale che non aveva molto senso e che di sicuro non avrei mai immaginato, per il resto la trama è strutturata bene e molto paurosa ma con un pizzico di umorismo, sono rimasto incollato al libro fino a che non l’ho finito!

Pietro Gambazza
                                                                                                                                                                  

Grazie al Gruppo Alpini di Carpaneto

Inaugurazione della LIM donata alla scuola dal Gruppo Alpini di Carpaneto.
Bello vedere che ancora una volta gli Alpini investono su di noi e sulla nostra educazione...



mercoledì 6 aprile 2016

Lo scudo di Tranis

Titolo: Lo scudo di Tranis
Autore: Luciano Nardelli
Casa Editrice: Raffaello

Questo libro mi è piaciuto molto perché il racconto è avventuroso e misterioso.
La storia è raccontata bene, in modo scorrevole e con parole semplici che ho compreso facilmente.
La trama è avvincente e mi sono sentita un po’ protagonista anch’io.
L’ho letto molto volentieri e velocemente perché non vedevo l’ora di scoprire come sarebbe finita l’avventura dei tre protagonisti.

Il racconto parla di tre ragazzi Ricky, Alyssa e Gino che risolvono un mistero. 
Un giorno Alyssa sentì un pianto provenire da un isola, decise così di andare con i suoi amici a vedere di cosa si trattasse. 
Ricky aveva un po’ di paura perché credeva che sull’ isola ci fossero gli spettri; scesi dalla barca tirarono fuori le torce e si misero a cercare, ma non trovarono niente, così tornarono a casa. 
La sera del giorno dopo, il cielo era troppo nuvoloso per andare, ma il giorno seguente tornarono sull’ isola, alla ricerca della persona che piangeva.
Dopo un paio di sere, la mamma e il papà di Ricky scoprirono cosa stavano facendo i ragazzi e decisero così di unirsi a loro per aiutarli nelle ricerche.
In seguito il papà di Ricky, con il capo del cantiere in cui lavorava, trovò la statua antica di Tranis, ma il capo cantiere per potersi arricchire si prese la statua e rapì i genitori di Ricky.
Allora Alyssa capì tutto: il pianto che sentiva proveniva dalla statua di Sidhara.  Lo spiegò ai suoi amici e insieme decisero di andare a liberare i genitori di Ricky che erano in pericolo.
Erano nascosti nel cantiere, li liberarono, ma mentre stavano per prendere la statua di Tranis, arrivò il capo cantiere che disse che comunque la statua non serviva a niente perché era piena di crepe e si sarebbe rotta subito.
Alyssa si arrabbiò urlando che quelle statue provavano emozioni vere.
Fu allora che si accorsero che Sidhara stava piangendo perché l’avevano divisa da Tranis e per questo avrebbero dovuto riportarlo là.
Una volta riunite le due statue i ragazzi si accorsero che Sidhara era uguale ad Alyssa e Ricky era uguale a Tranis. 
Tornarono poi a casa e si mangiarono una fetta di torta cercando di dimenticare tutta questa storia!  

Valentina Moreschini

Leggendo il Pellicano (2)

Durante le vacanze pasquali ho letto tutte le sezioni del giornalino scolastico. Mi è piaciuta molto la pagina dedicata ai videogiochi perché ne sono un grande appassionato. In particolare ho trovato interessante l’articolo relativo a Far Cry primal che è un gioco ambientato nell’10.000 a.c. Io desidero questo gioco dal giorno in cui è uscito, ma preferisco aspettare ancora un po’ di tempo prima di acquistarlo, in modo tale che il prezzo diminuisca. Mi è piaciuto anche l’articolo riguardante Fifa 16, il nuovo gioco di calcio prodotto dalla EA sports. Nella nuova versione del gioco sono state migliorate tantissime cose: la fisica, la grafica, sono state inoltre aggiunte le nazionali femminili, ecc.
Un’altra parte del giornalino che mi ha appassionato e divertito è quella che contiene i giochi enigmistici, che hanno tenuto impegnato per un po’ di tempo.
Una pagina invece per me molto triste è quella che contiene tutti i nostri saluti alla cara bidella Giovanna, che purtroppo ci ha lasciato troppo presto.
Sono stati pubblicati inoltre alcuni nostri testi riguardanti la lettura “per me leggere è…”, e anche le risposte (anonime) a un questionario compilato on-line.

In definitiva questa edizione del giornalino è stata appassionante: era piena zeppa di informazioni e giochi, è stato un SUPERGIORNALINO!!!!!!

Lorenzo Erpetti

Scuola Media

Io avrò letto, non sto scherzando, un centinaio di libri da quando ero alle scuole elementari, ma quello che più mi è piaciuto è stato il primo libro della serie ‘’Scuola Media’’,di James Patterson.
Parla di Rafe Khatchadorian, un ragazzo della mia stessa età, che deve cominciare, pochi minuti più tardi, la Scuola Media. Una volta entrato, la preside Ida P. Stricker fa sedere tutte le ‘’matricole’’ nella palestra, su delle sedie con i banchi, e distribuisce a tutti un libretto con tutte le regole della scuola media, ed è lì che Rafe incontrerà il suo peggior incubo, ovvero Miller il Killer, ovvero, come dice lui, il-bullo-più-crudele-di-sempre. Ma è anche lì che gli viene la, come dice lui, miglior idea di sempre, su un disegno del suo amico Leo, che rappresenta un ragazzo che infrange tutte le regole.
Il suo piano consisteva nell’infrangere tutte le regole della scuola, e così, per approfittare del fatto che tutti erano radunati lì, finse di dover assolutamente andare in bagno, per infrangere la sua prima regola, spingere la levetta antincendio. Lo lasciarono andare e, non sapeva nemmeno lui come aveva fatto, ma l’aveva spinta! Aveva infranto la sua prima regola. Quando tutti evacuarono dalla scuola, lui si aggregò normalmente al gruppo, in modo che nessuno potesse sospettare di lui. Fuori lo aspettava Leo, che gli diede due cinque per aver infranto quella regola.
Da quel momento, creò l’operazione R.A.F.E., Regole Assurde Finirete Eliminate, che consisteva, ovviamente, nell’infrangere tutte le regole della scuola, conquistando un numero diverso di punti per ogni regola che infrangeva fino ad arrivare, alla fine dell’ anno, ad un milione di punti. Andò così, fino a quando non conobbe una ragazza bellissima, Jeanne Galletta, che gli faceva da tutor, perche’ andava male un po’ in tutte le materie. Anche se lei gli diceva di smettere, lui andava avanti lo stesso.
Ma ovviamente Miller il Killer, per paura che stesse cercando di rubargli la reputazione, un giorno gli diede appuntamento in bagno. Una volta lì, Miller lo strattonò, dicendogli che non voleva che gli rubasse la reputazione. Alla fine dell’anno, però, Jeanne da tutor gli fa capire che non può aspettarsi di andare direttamente in seconda media, se ha fatto il ‘’cretino’’ per tutto l’anno. Allora a quel punto smette, anche per non dare un grande dispiacere a sua mamma, che ha appena cacciato di casa suo marito, quello che lui chiama orso, perche’ passa tutto il suo tempo sul divano a poltrire o a guardare la tv, e perche’ è molto grasso. Solo a quel punto Rafe rivela chi era veramente Leo. Il suo fratello gemello, morto nove anni prima per la meningite, con cui dialoga ancora, immaginariamente. 
Le mie impressioni positive sul libro sono dovute al fatto che Patterson ha creato un racconto diverso da tutti gli altri che avevo letto fino ad allora e mi è piaciuto tantissimo. Da quel momento, considero James Patterson un mito, infatti ho letto altri tre libri di quella serie.    

Mattia Cimelli                              

Leggendo il Pellicano

Gli articoli del Pellicano che ho trovato più interessanti sono:
A SPASSO NEL TEMPO
Gli alunni delle classi seconde hanno fatto una scoperta.
Hanno scoperto che un periodo geologico dell'era cenozoica si chiama PIACENZIANO, perché vicino all'attuale provincia di Piacenza.
Ritrovarono infatti molti reperti tra cui il cranio di una balenottera, il fossile di un granchio, delle conchiglie, il cranio di un bisonte, ecc. .
A loro è piaciuta questa gita e consigliano di andare a questo museo perché si possono imparare tante cose.
AMBIENTE: IL ‘’ PREZZO ‘’ DELLA SOIA
In Sudamerica in una regione del Paraguay [ Region  Paranena ] si coltiva tantissima soia che però viene bombardata da elicotteri e aerei con sostanze [ diserbanti e pesticidi ] le quali possono portare malattie soprattutto alle madri e ai figli.
Io spero che si riesca a trovare un rimedio a questo problema, come penso sia in Italia.
Filippo Carboni

L‘ articolo del giornalino che mi e’ piaciuto di piu’ e’ stato FIFA 16. Fifa e ’un gioco che mi piace da quando ho comprato la Xbox 360. Io sono molto interessato a questo gioco perche’ e’ come se io fossi un allenatore di calcio. Infatti sono io a decidere chi metto titolare e chi metto in panchina. A Fifa non gioco molto, perche’ quando torno da scuola devo fare i compiti e poi devo andare a calcio. La mia mamma pero’ mi permette di giocarci solo quando prendo dei bei voti. Questo gioco  lo trovo molto diverso da fifa 15 . Quest’anno fifa ha cambiato soprattutto la telecronaca, la visione di gioco e come sempre gli aggiornamenti di giocatori. Secondo me gli autori di questo articolo lo hanno scritto molto bene descrivendo il gioco nei particolari ...
Ettore Digeronimo

A me sono piaciuti i racconti dei miei compagni, dove hanno descritto quant'è  importante leggere per loro. Quando leggono una storia tutto prende vita e immaginano di vivere in una realtà parallela. E' bello leggere un racconto e pensare di essere il protagonista della storia, un super eroe che può fare tutto ciò che vuole, salvare persone in difficoltà. Tutto questo succede soltanto nei libri e racconti che si leggono. Come i miei compagni di classe che si lasciano avvolgere dalle storie che leggono. Che siano libri di azione o favole sono storie che ci hanno fatto sognare e crescere, vorrei non perdere la voglia di leggere un bel libro ogni tanto. Perchè  adesso il tempo libero lo passiamo per la maggior parte a giocare con vari giochi, non dobbiamo dimenticare che anche i libri a volte sono molto belli e divertenti.

Claudio Gandolfi

lunedì 4 aprile 2016

Decalogo degli amici degli animali


  1. Si deve essere sempre felici con gli animali
  2. Non bisogna abbandonarli
  3. Bisogna dar loro da mangiare e da bere
  4. Non bisogna imprigionare gli animali
  5. Bisogna stare attenti alla loro salute
  6. Bisogna fermare i bracconieri
  7. Bisogna lasciar loro dello spazio in cui muoversi
  8. Bisogna trattarli con rispetto
  9. Bisogna volergli bene
  10. Bisogna accudire gli animali con cura

Gli Atroci Aztechi


Titolo:   Gli Atroci Aztechi
Autori: Terry Deary con illustrazioni di Martin Brown
Casa Editrice: Salani
Anno di pubblicazione: 1998


Il libro fa parte di una collana intitolata Brutte Storie, in particolare questo volume parla delle civiltà del centro America come i Maya, gli Aztechi e della conquista del Sud America da parte dei Conquistadores.
Il libro è diviso in capitoli:
  • Atroce cronologia azteca
  • I misteriosi Maya
  • Gli atroci Aztechi
  • Mangiare come un azteco
  • Giorni aztechi
  • Vivere come un azteco
  • Gli astuti conquistadores
Nel primo capitolo il libro parla in generale dei popoli che sono vissuti nel centro America come, per l ‘appunto, i Maya.
Il secondo parla della vita e delle usanze dei Maya, ad esempio, come e perché facevano i sacrifici umani o quali erano le loro abitudini.
Nel capitolo intitolato “Gli atroci aztechi”, il libro parla della storia degli Aztechi: un popolo guerriero che si era insediato nel Messico intorno al XIV secolo. In particolare si parla delle leggende della religione azteca, come quella secondo cui, quando un dio si feriva, al posto del sangue gli usciva dal corpo un serpente.
Il quarto capitolo racconta i cibi e le bevande consumate dagli aztechi. Un fatto curioso è che un re nemico degli aztechi gli aveva donato un’isola infestata dai serpenti, infatti il re nemico aveva pensato che regalando quell’isola gli aztechi sarebbero tutti morti a causa dei serpenti. Però non sapeva che gli aztechi ritenevano la carne di serpente una vera prelibatezza...
Il quinto capitolo parla di come si svolgeva un giorno tipico di uno schiavo e di un contadino.
Nel penultimo capitolo si racconta dei costumi, delle usanze e delle feste azteche. Dice anche che per inaugurare un tempio sacrificarono ben 20.000 schiavi.
Nell’ultimo capitolo si parla dell’arrivo in America degli Europei e della resistenza da parte degli aztechi all’invasione europea.

Il libro fa imparare fatti storici con uno stile umoristico e con battute esilaranti, inoltre, è anche illustrato con vignette e piccoli fumetti.
Il libro mi è piaciuto molto, come quelli presenti nelle collane Brutta Geografia e Brutte Scienze.       
                                                    
Michele Riboldi 1^C

Nefertiti la regina che divenne faraone

Nefertiti e Akhenaton
Il libro di P. Baccalario che ho letto racconta di Nefertiti, la regina che cambiò la storia d’ Egitto. La vicenda è narrata da suo padre Ay, che la racconta a uno scriba.
Nefertiti, “la bellezza che avanza”, sposa Amenophis, giovane faraone che governa l’Egitto con il padre Amenophis III, aiutato dalla madre Tiy, che sa dargli saggi consigli e tratta per lui con i potenti sacerdoti e con i diplomatici. Amenophis IV sogna un nuovo mondo e Nefertiti lo aiuta a realizzare il suo sogno: insieme navigano sul Nilo da Tebe fino a un luogo nel deserto che il faraone crede perfetto per una nuova città e lì fa costruire la nuova capitale del regno, Akhetaton, la città del dio Sole, Aton, e il nuovo nome del faraone è Akhenaton che vive qui con la regina, le sei figlie e il figlio maschio.
Un giorno arriva la notizia che la madre del faraone è morta: Akhenaton non parla più con nessuno, nemmeno con Nefertiti, non si interessa del governo del regno, così i nemici invadono i territori degli alleati dell’Egitto e anche l’Egitto é in pericolo; Nefertiti lo salva, prendendo decisioni al posto del faraone e poi, spinta dai sacerdoti, diventa coreggente del faraone, dopo che  si è tagliata i capelli e ha cambiato il suo nome. Così l’Egitto torna al suo vecchio splendore.
Akhenaton e Nefertiti scompaiono nel deserto, il loro figlio Tutankhamon è il nuovo faraone e dopo di lui il padre di Nefertiti, Ay.
Il libro mi è piaciuto perché racconta fatti storici e perché parla di due grandi regnanti: mi ha fatto capire che anche le donne possono reggere dei regni e poi c’è la frase finale che il faraone Ay detta allo scriba: Nefertiti e Akhenaton saranno ricordati per sempre perché il loro regno é riuscito a tenersi insieme grazie all’amore e nessuno si ricorderà invece di Ay.
Le mummie di Nefertiti e di Akhenaton non sono mai state ritrovate.

Matteo Macrì