lunedì 27 febbraio 2017

Una vittoria strabiliante

Era una tipica calda giornata estiva, precisamente il 2 giugno 2015, io frequentavo la 5° elementare e appena arrivai a casa da scuola mio padre mi diede una notizia “strabiliante”: - Andrea, la Pontolliese ha perso, giocheremo la finale contro di loro.
Al tempo giocavo nel Vigor Carpaneto e stavamo partecipando a un torneo estivo, non eravamo fortissimi ma con l’impegno ci eravamo qualificati alla fase finale. Io ero felicissimo e non vedevo l’ora di giocare, all’inizio. Premetto che sono un ragazzo emotivo, che sente la “pressione” della partita perchè ci tengo a vincere. 
Verso le 14:30 ho iniziato a non sentirmi bene, avevo nausea, mi girava la testa, poi il malessere aumentò anche perchè avevo ancora più paura di non poter giocare.

Un braccio rotto

Io odio profondamente l’ospedale, MA MOLTO!
Ogni volta che entro in quel posto mi ricordo sempre tutte le volte che mi sono messo il gesso, ma la volta più brutta è stata sicuramente quando mi sono rotto un braccio.
Era appena iniziata la primavera ed avevo sei anni. Avevo appena imparato a nuotare ed ero felicissimo ogni volta che andavo in piscina, perchè avevo fatto nuove amicizie e avevo il maestro di nuoto più bravo e gentile.
Ma una sera si svolse una gara di biciclette su una discesa abbastanza ripida a casa di mia cugina.
Io volevo vincere a tutti i costi allora, quando i genitori hanno urlato il grande VIA, mi sono messo a pedalare a più non posso, e quando fui in fondo alla discesa PER PRIMO mi sono dimenticato di usare i freni! Mi ero schiantato in bici contro il muro della casa di mia cugina, ero steso per terra tutto dolorante e un po’ confuso. Mi faceva male il braccio, ma non avevo pianto visto che avevo vinto la gara.

martedì 7 febbraio 2017

Il piccolo cioccolatino e la caramella

Nella casa di una vecchia signora, su una credenza, vi erano due grossi vasi. In un vaso c’erano tanti cioccolatini e nell'altro tante caramelle. I due gruppi avevano molte regole, ma la più importante era quella che i cioccolatini si potevano sposare solo con le cioccolatine e le caramelle solo con i caramelli.
Un giorno, una caramella uscì di nascosto da suo padre, che era il capo delle caramelle, per scoprire posti nuovi nella casa. Lo stesso fece un cioccolatino. Una volta usciti si diressero tutti e due verso la televisione. Il cioccolatino, muovendosi lentamente all'indietro, si scontrò contro un soggetto a lui sconosciuto, era la caramella. Lui la trovò molto affascinante e lei provava lo stesso suo sentimento. Per due minuti non ci fu parola ma dopo un po’ cominciarono a parlare come se si conoscessero da sempre.
Dopo una lunga chiacchierata, il cioccolatino chiese quando si sarebbero potuti vedere ancora e lei disse che il giorno dopo sarebbe stato perfetto. Il giorno dopo si incontrarono e così fu per svariate settimane, giorno dopo giorno, ora dopo ora, e tra i due nacque qualcosa.
Un giorno quando stavano parlando, d’improvviso la caramella baciò il cioccolatino, ora il loro amore era confermato. Questo amore segreto continuò per anni e anni e una mattina decisero di sposarsi, anche contro la legge.
Il prete dei cioccolatini acconsentì a dar loro la benedizione, ma il padre della caramella aveva scoperto la data del matrimonio e si era portato le sue guardie per uccidere il cioccolatino, così una volta giunto in chiesa trovò il prete che stava benedicendo i due, ma prima che il prete finisse la frase, il capo delle caramelle conficcò la sua spada nella schiena del cioccolatino che cadde a terra morto. La caramella sofferente salì su un balcone e, per la tristezza, si suicidò per raggiungere il fidanzato nell’alto dei dolci.

Lorenzo Erpetti