lunedì 18 aprile 2016

Mostri

Superata la Sardegna le due navi al seguito di Ulisse giunsero nello stretto di Bonifacio. Ulisse decise di superarlo per raggiungere la costa italiana ma, giunti verso la fine dello stretto, una corrente marina portò le due navi in una piccola baia disseminata di piccoli scogli. Sulla costa Ulisse notò una grotta e decise di esplorarla con i suoi  uomini. 
Arrivati nell’antro videro per terra delle ossa di capra e inoltrandosi ancora più in profondità videro appesi sulle pareti della caverna delle pelli di mucche.
Ulisse convinse i compagni a restare nella grotta per aspettare il suo abitante.
Verso sera una figura si affacciò all’ingresso della caverna e sentendo un odore di carne umana decise di entrare.
Lo spettacolo che videro Ulisse e i suoi compagni fu raccapricciante: il mostro aveva al posto delle braccia due enormi ali, il corpo, benché di forma umana, era ricoperto da squame color acquamarina, i piedi avevano delle dita lunghe e attaccate fra di loro mediante delle membrane adatte al nuoto e, infine, il mostro aveva un lungo collo che terminava con una testa di serpente.
Ulisse comprese l’enorme pericolo che avevano di fronte e quindi urlò ai suoi compagni di scappare.
Però mentre passavano ai lati del mostro, questi, con le ali e con la bocca, afferrò alcuni uomini e li ingoiò ancora vivi.
Inorriditi da quel tremendo spettacolo quattro compagni di Ulisse rimasero indietro e vennero mangiati dalla belva.
Tornati sulla spiaggia i superstiti urlarono ai loro compagni di far salpare le due navi.
Ulisse decise di far passare le navi non vicino alla costa ma in mare aperto, dopo dieci minuti di tranquilla navigazione, un marinaio disse a Ulisse che aveva visto passare sotto la barca un grossissimo squalo.
Neanche due secondi dopo la seconda nave venne squarciata in due da un enorme mostro: i guai non erano ancora finiti. Ulisse diede l’ordine di spiegare tutte le vele per andare più veloce ma ormai era troppo tardi. Infatti il mostro con un poderoso colpo di coda distrusse la poppa della nave facendola così affondare.
Da
questo naufragio soltanto Ulisse riuscì a salvarsi aggrappandosi a una sporgenza rocciosa e andando a cercare aiuto nell’entroterra.
Michele Riboldi IC

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